Cinque sere per creare un metodo a seguito delle 10 Parole
Non conta sapere molte cose, ma gustare interiormente
(Ignazio di Loyola, ES, 2)
Ci saranno tre sere molto dense dal punto di vista concettuale e due "esperimenti" in modo da "imparare facendo". Prima di arrivare alla sera che insegna il metodo, verrà letto questo file. si tratta quindi di 5 sere. Alla fine del file si trova anche il riassunto del "metodo" descritto in dieci passi. Questi appunti sono soltanto delle ipotesi che raccolgono esperienze di altre comunità, in particolare a partire dal gesuita Silvano Fausti e dalla sua comunità, dagli esercizi ignaziani, dai gruppi biblici nei pressi di Quito in Ecuador e dalle Small Christian Communities, ovvero le comunità di credenti dove ancora non esiste una parrocchia in ambienti di nuova evangelizzazione in Africa.
La proposta che presentiamo invita a creare dei gruppi informali, non è necessario un leader che conduca il gruppo o che istruisca gli altri. I gruppi saranno costituiti autonomamente in base alle relazioni già esistenti. Il luogo in cui trovarsi può essere qualsiasi (purché confacente con la Parola di Dio!), ovvero in casa, in patronato, in un parchetto, sempre nella stessa casa o in case diverse. Sconsigliamo di prevedere momenti in cui si mangia, almeno come consuetudine.
Nota Bene: quando avvieremo dei piccoli gruppi della Parola il numero dei componenti non deve superare il numero di dieci persone e la durata del gruppo non deve superare i tre anni. Servono gruppi contenuti e di durata contenuta: dopo tre anni, basta! Se vogliamo, costituiremo un nuovo gruppo con persone diverse. Ogni gruppo può definire il proprio ritmo: settimanale, quindicinale o mensile (suggeriamo di scegliere una tra queste tre opzioni). Il brano o i brani su cui soffermarsi potrebbero essere quelli della domenica immediatamente successiva all'appuntamento oppure una serie di brani che creano un percorso concordato con i preti.
Cos'è la Parola di Dio e cosa interessa a noi
2. Come farla parlare e come parlare a Dio
3. Esperimento 1
4.Prima parte: Verifica dell'esperimento + Seconda parte: gli "argini" - come non far dire alla Parola di Dio quello che vuoi tu.
5. Esperimento 2
Non illudiamoci di capire tutto di Dio. Attraverso la Scrittura Dio non ha voluto inviarci un prontuario per un buon comportamento né una specie di concentrato teologico di informazioni su di Lui. Dio desidera invece una relazione con ciascuno dei suoi figli e con il suo popolo. Nella Bibbia quindi abbiamo certamente molte fonti teologiche e una miniera di conoscenze, ma non è questo il suo aspetto principale, la Bibbia è una delle modalità con cui Dio ci parla, una delle molte modalità. Il presupposto fondamentale consiste nel sapereche Dio è in relazione con il suo popolo, e ciascuno con Dio. Questa relazione avviene in molti modi. Se trattassimo la Scrittura come un libro di teologia perderemmo alcuni aspetti essenziali del suo senso per noi.
Notiamo intanto che sono stati usati tre termini diversi: Scrittura, Bibbia, Parola di Dio. Non sono sinonimi. Andiamo con ordine: la Scrittura è il modo con cui ci mettiamo in contatto con questa relazione: si tratta di testi, di un aspetto verbale. Per fare un esempio: mio fratello comunica con me in molti modi: parlandomi, facendomi un regalo a natale, scrivendomi qualcosa sulla macchina impolverata, tirandomi un ceffone, scrivendomi un messaggio, scrivendomi una lettera... non tutte queste vie di comunicazione sono testi, alcuni sì e altri no. Mio fratello comunica con me in molti modi, tra questi che sono stati elencati alcuni sono scritti, gli altri sono gesti e azioni. Eppure sono comunicazioni e relazioni con me. Per questo dobbiamo comprendere una cosa molto importante.
La Scrittura è un modo con cui Dio si mette in relazione con noi, ma non è l'unico. Anche la liturgia è un modo con cui Dio si mette in relazione con noi. Neppure questo è l'unico. Anche i sentimenti, il mondo, la voce della coscienza sono modi con cui Dio ci parla. Dio ci raggiunge in moltissimi modi e la sua Parola ci pervade continuamente, ma possiamo anche ascoltarla in un modo testuale, ed è la Scrittura.
La Scrittura è una modalità testuale con cui Dio si mette in comunicazione con noi. La liturgia è una modalità attiva con cui Dio si mette in comunicazione con noi.
Quindi la Scrittura non è importante per il testo, è importante per ciò che nel testo viene comunicato. Per esempio, se io ho una lettera di una persona che mi vuole bene, ciò che conta principalmente non è l'inchiostro e la carta ma la relazione che quella persona vuole intessere con me. Per questo motivo si può dire che la Scrittura contiene la Parola di Dio. Se ciò che cerco è la relazione con Dio, tratterò con amore e premura il dispositivo che lo contiene. Da qui nasce la riverenza per la Scrittura. Una volta le fidanzate innamorate spruzzavano il profumo sulle lettere da mandare ai propri spasimanti: la lettera d'amore viene riempita di cura perché contiene le parole che esprimono l'amore. Quella relazione è vera, anche se i due fidanzati non si vedono.
Il centro quindi è la Parola di Dio, in quanto comunicazione di Dio, che non è riducibile alle parole del testo, in senso letterale. Il dialogo e la relazione di Dio con l'uomo non si limita ai termini lessicali della Scrittura.
Si parla anche di Bibbia. La Bibbia è la raccolta di tutti i testi della Scrittura. La Scrittura è tutto il mondo dei testi che comunicano l'amore di Dio per noi, la Bibbia è la pluralità di forme che questi testi hanno assunto. Per esempio, una fidanzata può scrivere una lettera, ma anche un messaggio su whatsapp, oppure un biglietto, oppure una scritta con la glassa sopra a un dolce, oppure una cartolina (reperto storico che non esiste più), oppure fare scritte sulla polvere della macchina (di genere diverso da quelle che mio fratello traccia sulla mia). Sono molti "generi" di scrittura: una specie di "biblioteca" di tutte le modalità con cui una ragazza scrive. Allo stesso modo la Scrittura è disposta nella Bibbia in molti libri, alcuni "eziologici", alcuni storici, alcuni esistenziali, alcuni poetici, alcuni profetici, alcuni apocalittici, alcuni esortativi... molti modi per realizzare dei testi dai quali estrarre il dialogo che Dio ci offre.
Ricapitolando:
Dio parla in molti modi (azioni, riti, sentimenti, mondo, coscienza e Scrittura).
La Scrittura è un modo con cui Dio ci parla, attraverso una forma verbale.
La Scrittura è disposta in modo ordinato: la Bibbia.
La Scrittura contiene la Parola di Dio nella sua versione testuale.
Facciamo un passo avanti. La Scrittura è stata redatta da uomini secondo le loro conoscenze locali e temporali, secondo il proprio modo di comprendere il mondo e le persone. Questo loro punto di vista ha permesso loro anche di descrivere Dio in un certo modo. Non possiamo prendere la Scrittura alla lettera. A noi serve per comprendere come Dio ha comunicato qualcosa a noi. Tutto ciò che Dio ha fatto a favore degli uomini e della loro storia deve venire interpretato in base alla nostra vita. Il senso che ha per noi è quindi quello di conoscere qualcosa di più su Dio, su come noi corrispondiamo alla sua chiamata, e su come lui ci inviti a vivere al meglio la nostra vita. Per questo passiamo alla prossima serata.
Un altro passo avanti importante. La Scrittura è successiva alla liturgia. Quando gli apostoli si ritrovavano in seguito all'ascensione del Signore, non avevano i Vangeli ma celebravano dei riti eucaristici. Le prime comunità di credenti celebravano il Giorno del Signore e si raccontavano gli episodi della vita di Gesù confrontandoli con i testi in loro possesso, quelli dell'antico Testamento. Poi alcune comunità hanno scritto le memorie su Gesù, per prima una guidata da Marco, poi una guidata da Matteo, poi una legata a Luca e infine una legata a Giovanni. In base alle persone che componevano la comunità, i testi hanno accenti diversi: quella di Matteo per esempio aveva molti ebrei divenuti cristiani, perciò ci sono molti riferimenti alla fede ebraica. Quella di Luca invece aveva molti credenti che arrivavano da altre fedi dell'Impero, quindi c'è molta più attenzione all'universalità del dono della misericordia del Padre.
Allo stesso modo le lettere di Paolo hanno cominciato a sottolineare alcune questioni importanti a seguito di problemi presenti in ciascuna comunità, che già credeva in Gesù pur non avendo i testi del Vangelo, e a volte neanche dell'antico Testamento, ma avevano la fede. Una lettera, quella a Filemone, era una specie di bigliettino, un promemoria per un collaboratore di Paolo. I testi quindi erano una specie di schema e di promemoria per dare dei riferimenti a qualcosa che in realtà era già vissuto e già molto chiaro. Si tratta di "appunti", come quando noi ci trascriviamo alcuni spunti rilevanti, ma il grosso del contenuto è già in nostro possesso. Spesso invece noi trattiamo i testi biblici come degli accurati trattati teologici che contengono tutti gli insegnamenti, ma non è così. Si tratta di "frammenti" di un puzzle che già era completo nella vita dei credenti. Per esempio: in una famiglia ci si vuole bene e si festeggia un anniversario durante il quale si scatta una foto e la si mette in cornice appesa al muro, scrivendoci dietro la data e i nomi. Per chi abita in quella casa è chiara sia la circostanza sia i personaggi della foto. Per le generazioni successive però diventa un po' più difficile: la data e i nomi appuntati dietro non possono esaurire totalmente la descrizione della vita di quella famiglia. Si tratta semplicemente di un appunto, il "grosso" è il resto. La scrittura è come quell'appunto, la liturgia è come la festa di anniversario.
E qui le cose si complicano. Ma diventano anche più affascinanti.
Vogliamo che Dio ci parli, la Scrittura sarà quindi un messaggio che Dio ci invierà perché è un padre che parla ai propri figli. Il contesto giusto è pertanto la preghiera. Ci interessa ascoltare la sua voce, non superare un esame. Non occorre sapere tutto, non si tratta di un problema di erudizione ma di relazione. A volte un dialogo tra due persone può essere riempito da solo due parole molto semplici, senza dover arrivare a occupare le preoccupazioni dei professori che devono analizzare tutti gli argomenti di ogni questione. San Francesco ha passato una notte intera in preghiera perché dicendo "Padre" è scoppiato in lacrime ed era profondamente commosso da questa parola del vangelo. Gesù per comunicare è estremamente semplice e immediato, quando parla è facilmente comprensibile perché gli interessa che il suo linguaggio sia capito, non che sia analizzato. Spesso attribuiamo molta attenzione ad aspetti marginali e complessi della Scrittura (e della ritualità della liturgia) mentre ciò che è immediato è invece centrale e pieno di senso. Lì Dio ci offre il dialogo con noi. Non conta sapere tutto, ma gustare profondamente ciò che ci viene detto (lo dice s. Ignazio!). Se anche i più poveri, non che i più semplici e ignoranti della terra, nelle zone del mondo in cui non esistono scuole e non si sa leggere, si tramandano i racconti del vangelo a memoria perché il vangelo è comprensibile a tutti, noi non dobbiamo caricarlo di complessità che ne oscurano la chiarezza. Ciò che ci arriva va bene. Ciò che non comprendiamo, lo lasciamo andare. Ciò che tratteniamo è ciò che ci serve, ciò che non ci risuona, lo lasciamo decadere. Le pagine oscure di alcuni libri dell'Antico Testamento possono non assorbire tutta la nostra preoccupazione. Le pagine in cui sento che Dio sta dicendo qualcosa sono quelle in cui soffermarmi di più. Spesso crediamo che un'attenta spiegazione a partire dai concetti o dai testi originali sia il presupposto per poter comprendere la Scrittura e per poterne cogliere la Parola di Dio. In realtà non è necessario tutto questo: ogni battezzato, illuminato dallo Spirito, può comprendere ciò che Dio che dona. Concludendo: non possiamo avvicinare la Scrittura come se si trattasse di un'analisi del testo che richiede una grande erudizione. Possiamo invece avvicinare la Scrittura come la lettera di un fratello, di un padre e di una madre, che vogliono dirci qualcosa di sé, o di noi, o che ci invitano a fare qualcosa di bello. Non si tratta di erudizione, si tratta di relazione. Solo questa ci dà la vera gioia.
Per questo ti proponiamo tre idee da trattenere di fronte ad ogni testo della Scrittura.
1. Che cosa dice di Dio?
2. Che cosa dice di me?
3. Che cosa mi dice di fare?
Queste domande sono molto più simili a ciò che una persona cara ti vuole comunicare. Non sono le domande che si pongono i teologi, sono le domande che si pongono i familiari e gli innamorati. Noi non vogliamo fare i teologi, ma essere innamorati e familiari di Dio. A volte esiste anche qualche teologo innamorato di Dio, per fortuna. Ma per trovare queste risposte serve un clima di preghiera, non di analisi del testo. Ti proponiamo quindi un metodo molto semplice e molto efficace per far emergere queste parole dalla Scrittura.
Entra in preghiera. Mettiti tranquillo e tranquilla, con serenità, pacificandoti con tutto il resto. Ora lasciamo perdere il resto per metterci in Dialogo con Dio.
Sta' pure seduto o in ginocchio tranquillo per il tempo di qualche respiro profondo, sapendo che ora puoi incontrare Dio e niente vale quanto questo dialogo.
Per qualche attimo, con gli occhi chiusi, pensa a come Dio ti guarda. Guarda il suo sguardo sapendo che lui ti parlerà come un Padre: trae il meglio da te, perdona ogni cosa di te. Per il tempo di un Padre nostro lascia che lui ti guardi.
Chiedigli, mentalmente di poter comprendere la sua parola. Chiedigli che guidi la tua vita e quella delle persone a te care. Che in te ci sia la luce e la sua presenza.
Immagina la scena. Immagina l'ambiente, coloro che parlano, i movimenti, le azioni...
Scegli un personaggio, uno nel quale ti ci rivedi. Non serve che sia importante, solo quello che riflette la tua personalità. Non è detto che sia solo uno quello del quale puoi rivestire i panni. Immagina di ascoltare o di dire le frasi che vengono dette, di essere toccato o toccata, oppure di toccare ciò che è presente. E adesso chiediti:
1. che cosa è emerso di Dio in questa vicenda?
2. che cosa è emerso di me?
3. che cosa mi sento invitato a fare?
Prova a riconoscere e a sostare sulle frasi più sensate per te. Non occorre scorrere tutto il brano, sosta dove trovi pace e consolazione, fintanto che il brano ti parla. Bastano poche frasi, finché c'è da scavare, scava finché trovi.
Attenzione, non arrovellarti in pensieri inutili. Non stiamo facendo filosofie né inseguendo argomentazioni. Ora non servono troppi pensieri. Se ti accorgi che si surriscalda il cervello con troppe fisime e troppe paturnie, cambia versetto. La parola di Dio sta venendo oscurata da inutili arrovellamenti!
Capiterà sicuramente che arrivi qualche distrazione (cose da fare, preoccupazioni domestiche, persone da contattare, lavori in sospeso...) è normale. Come il pensiero è arrivato, lascialo andare via. Rimani presente al testo della Scrittura e riconosci le emozioni che suscita in te.
Ora ringrazia Dio per tutto ciò che hai sentito. Ringrazialo profondamente e parlagli "dandogli del tu", come a una persona fidata.
Può aiutarti concludere con un Padre nostro.
Ora ti puoi chiedere com'è andata.
In base a quelle tre domande, quale mi riempie di pace e di speranza? Quella potrebbe essere la strada giusta.
Vuoi condividere qualcosa con i tuoi confratelli? Scegli una sola cosa e mantieni un limite di 2 o 3 minuti al massimo. Sii capace di sintesi, uno solo è il frutto della preghiera, il resto sono elementi da sfrondare.
Proviamo questo metodo. Useremo il racconto dell'incontro tra Gesù e Zaccheo. Porta con te la Bibbia (Lc 19).
Concluso il percorso indicato nel metodo, prova a dire per un tempo di al massimo due minuti una sintesi ai tuoi amici che sono con te. Non serve dire tutto, anzi, bisogna distillare soltanto il succo della preghiera per poter custodire una parola e rimasticarla a lungo: una sola parola è molto più efficace di un discorso. La condivisione deve essere semplice e senza giudizio, alla cui conclusione si scioglie l'incontro. Ricorda questo: per essere teologi non è necessaria una grande erudizione, ma è necessario un cuore legato a Dio.
Ora ci si deve chiedere una cosa molto importante. Come facciamo a non far dire alla Scrittura quello che voglio io? Tre suggerimenti:
Se ci si dilunga in ragionamenti razionali o razionalistici come se si trattasse di una matematica religiosa, non stai ascoltando Dio ma ti stai sbrodolando nel tuo "io".
C'è un'interpretazione custodita dalla Chiesa che dà il giusto nome ai "componenti della foto". Se la Scrittura è un appunto e la liturgia la foto dell'anniversario, la Chiesa è come quella nonna che ti dice chi è Mario, chi è Toni, come sono imparentati i vari personaggi della foto in modo da interpretare l'appunto adeguatamente secondo la fede della famiglia, che in questo caso è la Chiesa.
Non perderti in commenti moralistici saccheggiando internet. La via più sicura e semplice è l'uso degli strumenti giusti. Non dobbiamo preparare un esame di teologia, dobbiamo capire se stiamo andando alla deriva: il don può avere qualche testo che spiega il senso parola per parola della Scrittura. Questo strumento si usa quando serve, senza diventarne dipendenti: è come il vocabolario quando si traduce qualcosa dall'inglese: non si deve cercare ogni singola parola, si deve cercare ciò che proprio non si può comprendere. Allo stesso modo, solo quando ho l'impressione di starmi allontanando dalla voce di Dio posso usare questi strumenti. Non servono esortazioni morali: nella coscienza abbiamo già tutto. San Francesco infatti invitava i suoi compagni a non servirsi mai di nessun commento ai Vangeli.
Adesso verifichiamo l'esperimento di Zaccheo (Lc 19)
Proviamo questo metodo. Useremo il racconto della lavanda dei piedi (Gv 13). Porta la Bibbia.
1. Mettiti in pace, anche fisicamente.
2. Entra in preghiera, guarda come Dio ti guarda
3. Chiedi a Dio il dono di guidarti a conoscerlo e amarlo
4. Immagina ciò che leggi, con tutta la cura di cui sei capace
5. Sosta lì dove ha senso sostare, tralascia ciò che puoi tralasciare
Ricorda: non serve sapere tutto, ma gustare profondamente
6. Domandati:
a. Cosa dice di Dio?
b. Cosa dice di me?
c. Cosa mi invita a fare?
7. Se ci sono distrazioni, torna in strada! Se ci sono arrovellamenti, lascia perdere!
8. Dialoga con Dio, con parole tue.
9. Con grande gratitudine, ringrazia con un Padre nostro
10. Scegli cosa dire e cosa non dire. Condividi al massimo due minuti con gli altri